Curcuma: tutti ne parlano! Scopri il perché.
Dove nasce
La
Curcuma è nativa dell'
India e del
Sud dell'Indonesia ed è largamente coltivata nel continente e nelle isole dell'Oceano Indiano.
Parti utilizzate
Dal
rizoma della
Curcuma viene ricavata una
polvere gialla utilizzata nella cucina orientale nella preparazione del
Curry.
Grande il suo utilizzo anche come
colorante.
Quando si raccoglie
Quando la pianta si secca, in inverno e prima dell'inizio della primavera o della formazione di nuovi germogli.
Curiosità
Sebbene già nota ai greci e ai romani, la
Curcuma non riscosse mai molto successo nel mondo occidentale e rimase sempre - come del resto ancora oggi - una droga
tipicamente orientale, molto usata nella
cucina indiana.
Marco Polo, nel suo lungo viaggio in terre lontane, la descrisse come
“un frutto che somiglia allo zafferano” aggiungendo che “benché non sia alcunché di tale sorta, alla guisa pratica esso è
buono quanto lo zafferano”.
Nel suo breve commento è indicato quello che è l'impiego principale che in Occidente si faceva e si fa della
Curcuma: essa infatti viene usata come
surrogato oppure come additivo della più costosa droga, lo
Zafferano.
Oggi che siamo invece a conoscenza dell'immenso valore della pianta possiamo affermare che l'unica somiglianza con lo zafferano sta nel colore, visto che dal
rizoma si ottiene una
polvere dal bellissimo colore giallo.
Da colorante naturale a rimedio officinale
Il colore della
Curcuma è stato molto sfruttato dall'uomo: la pianta viene impiegata in
Oriente che le riconosce il
simbolo di prosperità, in passato era ritenuta un'
erba depurativa per tutto il corpo e perciò occupava un posto d'onore nella
medicina orientale.
In
India la pianta era tradizionalmente utilizzata nel trattamento di
febbri, infezioni, artrite e disturbi epatici.
Pur non avendo strumenti tecnico-scientifici che potessero dimostrare la valenza antinfiammatoria di questa pianta, a livello empirico si erano resi conto che il suo impiego dava
conforto in caso di varie patologie infiammatorie.
La
polvere di Curcuma, assieme all’
olio di Cocco, veniva anche utilizzata per creare una pasta per una vera e propria
maschera di bellezza.
In Occidente, a più riprese, le furono riconosciute proprietà benefiche, ma la popolarità di questa pianta non fu comunque mai troppo rilevante.
Che cosa si dice oggi della Curcuma
Le proprietà oggi attribuitele trovano valenza negli
studi scientifici che ne documentano le seguenti attività.
Numerosi studi concordano nel valutare le proprietà antinfiammatorie della curcumina, il costituente biologicamente più attivo ricavato dal rizoma della Curcuma: l'effetto sulle problematiche flogistiche permette di migliorare la libertà di movimento e, allo stesso tempo, può esercitare un sostegno in caso di disturbi digestivi ed intestinali, particolarmente frequenti anche nell'anziano.
L'usura delle articolazioni è certamente un evento fisiologico, ma l'intensità con cui colpisce il singolo soggetto dipende da molteplici fattori, compreso lo stile di vita precedente: sport intensi che hanno gravato sulle ginocchia o peso corporeo eccessivo per gran parte della propria esistenza, ad esempio, sono condizioni che stimolano il consumo della cartilagine articolare e predispongono alla comparsa di dolore.
L'assunzione regolare di Curcuma può favorire la funzionalità articolare: su pazienti reumatici sono stati riscontrati minor gonfiore alle articolazioni, meno rigidità mattutina e miglior capacità di movimento.
Composizione chimica e principi attivi
La
curcumina assunta tramite l’
alimentazione ha una
biodisponibilità molto ridotta, ciò significa che la frazione che può essere assorbita e usata dall’organismo è limitata. Per questo motivo è bene fare ricorso a
integratori alimentari titolati in curcumina.
Secondo alcune ricerche, l'associazione di
Curcuma e piperina - principio attivo presente nel
Pepe nero (
Piper nigrum) - aumenterebbe sensibilmente la biodisponibilità della
curcumina.
Quest'azione si esplicherebbe attraverso il
miglioramento del trofismo intestinale e l'
incremento della superficie dei villi intestinali e dell'area assorbente, oltre che attraverso l'inibizione degli enzimi epatici coinvolti nel metabolismo di primo passaggio.
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