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Isoflavoni di soia

La soia (Glycine max) è una pianta della famiglia delle Leguminose originaria dell’Asia, dove costituisce ancora oggi l’alimento base da circa 5000 anni. Il fagiolo della soia è ricco di isoflavoni e tutti gli alimenti a base di soia (eccezion fatta per l’olio), ne contengono quantitativi più o meno alti. 
Oltre a contenere isoflavoni in forma glicosidica, il fagiolo contiene anche tutti gli amminoacidi essenziali, vitamine, minerali, lipidi, saponine, fibre e proteine (42%). 

Dal punto di vista clinico si è dimostrato come gli isoflavoni migliorino la sintomatologia tipica della menopausa agendo sui recettori degli estrogeni. Come è noto, durante la menopausa, la carenza di estrogeni determina una serie di disturbi che con l’utilizzo di fitoestrogeni, possono attenuarsi o addirittura scomparire. 
Attività. 

Gli isoflavoni aumentano il catabolismo del colesterolo in quanto il fegato, senza estrogeni non riesce ad eliminare il colesterolo ed aumenta così il rischio di patologie cardiovascolari. 
Aumentano il contenuto di minerali nell’osso e ne mantengono la struttura trabecolare, inibendo l’attività degli osteoclasti (cellule che distruggono l’osso), aumentando quella degli osteoblasti. Un altro impiego della soia sembrerebbe quello preventivo per i tumori al seno e ridurrebbe il rischio di carcinoma endometriale.

Meccanismo ipotizzato degli isoflavoni di soia sul metabolismo osseo.

Gli isoflavoni e la vitamina D possono stimolare sinergicamente la formazione dell’osso, grazie all’induzione della sintesi di 1,25-diidrossivitamina D e l’espressione dei recettori della vitamina D (VDR). Il legame 1,25(OH)2D – VDR potrebbe indurre l’attività degli osteoblasti e la formazione ossea. Inoltre il riassorbimento osseo può essere ridotto attraverso l’espressione dei recettori estrogenici (ER), i quali sono colpiti da VD e isoflavoni. Un aumento di ER porta ad un aumento della formazione di OPG e questo previene la maturazione di osteoclasti. 

I FITOESTROGENI

Studi epidemiologici condotti dagli anni ’50 fino all’inizio degli anni ’90, e confermati negli ultimi anni, hanno evidenziato che nei Paesi orientali le donne in menopausa presentano un’incidenza molto bassa dei sintomi sopra citati. I fattori che potrebbero giustificare questo fatto sono genetici, dietetici e culturali.

Osservando però, donne asiatiche trasferitesi negli USA, si è notato come, nell’arco di una o duegenerazioni, l’incidenza di problematiche legate alla menopausa aumenti e si avvicini a quella riscontrata nelle donne statunitensi. 

Questo porta a pensare che i fattori genetici non debbano essere presi in considerazione, bensì quelli dietetici. Le popolazioni asiatiche, infatti, consumano molti alimenti contenenti fitoestrogeni, come la soia. La dieta orientale apporta 20-150 mg al giorno di isoflavoni mentre quella occidentale ne apporta 1-3 mg. 

Oltre a questo, è stato evidenziato come le donne asiatiche presentino un rischio inferiore di sviluppare tumori al seno e all’endometrio, rispetto alle donne occidentali.

C’è una crescente attenzione verso prodotti naturali e in particolare verso i fitocomplessi contenenti fitoestrogeni, in quanto dotati di peculiari caratteristiche quali sinergia d’azione tra i vari costituenti, pluralità di effetti biologici e scarsa tossicità.

I fitoestrogeni sono una vasta famiglia di composti non steroidei di origine vegetale. Sono dei fenoli eterociclici funzionalmente e strutturalmente simili al 17 beta estradiolo. Hanno struttura e funzioni simili a quelle degli ormoni femminili e per questo sono in grado di legarsi al recettore degli estrogeni endogeni ed esplicare attività estrogenica compresa tra un millesimo ed un decimillesimo di quella dell’estradiolo (il principale ormone estrogenico femminile). I fitoestrogeni possiedono sia effetti estrogenici che antiestrogenici in base al tipo di recettore attivato e in relazione al livello di steroidi endogeni (azione antagonista quando i livelli di estrogeni endogeni sono elevati; azione agonista quando i livelli di estrogeni endogeni sono bassi). Possono anche influire sui meccanismi di trasporto e sulle attività enzimatiche coinvolte nel metabolismo degli estrogeni stessi.

In base alla struttura chimica i fitoestrogeni possono essere suddivisi in 3 diverse classi principali:

1. Isoflavoni

2. Lignani

3. Cumestani

Gli isoflavoni sono i fitoestrogeni metabolicamente più attivi avendo una somiglianza strutturale con il 17-beta-estradiolo. Una loro caratteristica è la presenza di un gruppo fenolico, il quale sembra essere il requisito funzionale essenziale per il legame con i recettori estrogenici. In natura i più importanti isoflavoni sono:

• Genistina (il cui metabolita attivo è genisteina)

• Daidzina (il cui metabolita attivo è daidzeina)

• Glicitina (il cui metabolita attivo è gliciteina)


I metaboliti attivi, oltre a possedere attività estrogenica, sono dei potenti antiossidanti, bloccando i radicali liberi presenti nell’ambiente biologico e sequestrando i metalli di transizione. I fitoestrogeni vengono metabolizzati e biologicamente attivati dalla flora intestinale. In natura sono infatti presenti come profarmaci. Nel lume intestinale, il legame glicosidico che li lega ai carboidrati, viene scisso e il fitoestrogeno liberato dalla componente zuccherina è così facilmente assorbito dall’intestino


ISOFLAVONI
Presenti in moltissime specie di piante, i fitoestrogeni (isoflavoni, lignani e cumestani) possono essere prescritti per alcuni disturbi della menopausa, per le modificazioni del ciclo mestruale, ma anche per l'osteoporosi e l'ipercolesterolemia.

Sono ormai numerosi gli studi clinici ed epidemiologici che prendono in esame l'azione dei fitoestrogeni in alcuni disturbi della menopausa, nelle modificazioni del ciclo mestruale, nell'osteoporosi, nell'ipercolesterolemia, nonché nella loro potenziale attivita anti-carcinogena e anti-proliferativa

Con il termine fitoestrogeno si indica un fitonutriente, che nel vegetale esercita diversi ruoli funzionali, per esempio può svolgere una funzione antiossidante o enzimatica o di pigmentazione, e che all'interno dell'organismo umano ha un comportamento simile agli ormoni sessuali influenzando le risposte degli organi bersaglio.
I fitoestrogeni si possono raggruppare in tre categorie principali:

ISOFLAVONI: si trovano soprattutto nel fagiolo di soia (2 mg di isoflavoni in 1 g di fagioli di soia) e in quantita minore nei suoi derivati, nei ceci e nella birra.

LIGNANI: presenti in concentrazione elevata nei semi di lino, ma anche nei cereali integrali, nei legumi e in frutti come il pompelmo.

CUMESTANI: che si formano durante la germinazione (contenuti nei germogli di fagioli e di soia).

Le attività dei fitormoni sono volte a riequilibrare i casi di eccesso o di difetto. Risultano perciò utili nei disturbi legati al ciclo mestruale portando sollievo, con la loro attivita anti-estrogenica, ai seguenti sintomi:
  • gonfiore e tensione al seno,
  • ritenzione idrica,
  • irregolarità del ciclo,
  • flusso abbondante,
  • ansia,
  • irritabilità e tensione nervosa,
  • insonnia,
  • desiderio di zuccheri.
Quando si manifesta invece carenza estrogenica nei disturbi legati alla menopausa possono alleviare i seguenti sintomi:
  • vampate e sudorazione notturna (vasomotori),
  • disturbi cardiovascolari,
  • disturbi dell'umore,
  • secchezza vaginale,
  • osteoporosi.
L'azione estrogenica e anti-estrogenica dei fitormoni rende quindi l'utilizzo di questi nutrienti di origine vegetale versatile sia nei sintomi che accompagnano la sindrome premestruale sia in quelli correlati alla menopausa.

BIBLIOGRAFIA

SOIA

• Sapbamrer R. et al. Effects of dietary traditional fermented soybean on reproductive hormones, lipids, and glucose among postmenopausal women in northern Thailand. Asia Pac J Clin Nutr. (2013)

• Park CY et al. Vitamin D interactions with soy isoflavones on bone after menopause: a review. Nutrients. (2012) Fabio Firenzuoli. Le 100 erbe della salute (2000)

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