L'INCENSO è una gommoresina oleosa che si forma nei canali resinosi del tronco di varie specie di Boswellia, piante balsamiche della famiglia delle burseracee. E' raccolta praticando incisioni sulla corteccia da cui fuoriesce un liquido bianco lattiginoso che si solidifica assumendo l'aspetto di lacrime dense color ambra o marroncino-aranciato, grandi quanto un pisello o una noce.
Dall'arabo luban o al luban, che significa " bianco ", veniva chiamato Olibanum. Fu importato dall'Egitto cinquemila anni or sono. Era una delle sostanze aromatiche più' pregiate dell'antichità', che fece la ricchezza dell'Arabia Felix ( Yemen ).
Valutato alla stregua dell'oro e delle pietre preziose, fu offerto in dono a Gesù' dai Re Magi, insieme a mirra ed argento. Il suo valore era tale che influenzava l'economia degli stati e spesso era la causa di dissidi politici. I suoi trasparenti chicchi resinosi, dal color dall'alabastro al marroncino chiaro, bruciati sin dai tempi più'remoti nei riti di fumigazione, divennero il simbolo dell'offerta in tutte le forme di culto religioso. Anticamente, pero', si designavano col termine di " incenso " tutte le materie odorifere preparate con vari tipi di sostanze resinose, destinate ad essere bruciate in tutte le forme di culto, come, per citarne alcune, mirra, bdellio, benzoino, galbano o storace. I francesi lo chiamavano encens; la parola inglese Frankincense deriva dall'antico francese franc encens, dove " franc " sta' per " sopraffino "; tale denominazione distingueva anche l'incenso vero e proprio dalle altre resine combustibili. Modernamente la scoperta dell'albero dell'incenso si deve al botanico danese Forsskahl, che raggiunse questa pianta dopo un avventuroso viaggio nel quale perse la vita ( 1763 ).
DIFFUSIONE GEOGRAFICA La prima descrizione dell'albero dell'incenso ci viene fornita da Teofrasto, padre della botanica e primo a classificare le piante per categorie. Le descrizioni successive, tuttavia, non sono sempre corrispondenti con la sua, in quanto esistono vari tipi di Boswellia, le cui principali caratteristiche differiscono secondo l'habitat e producono una resina di diversa qualità' e pregio. Cosi', la resina d'incenso più' pregiata è quella di montagna, la qualità' media proviene dagli alberi di collina e quella inferiore dalle boscaglie lungo le zone costiere. Attualmente lo si trova ancora in Etiopia, nei climi torridi e aridissimi del deserto della Somalia, e del sud dell'Arabia. Oggi, pero', la gomma proviene anche dalla Cina e dall'Arabia meridionale, benché' venga poi distillata in Europa e, in misura minore in India.
Nove sono le diverse specie di Boswellia, 5 sono originarie dell'Arabia, 2 dell'Africa tropicale, 1 dell'Africa occidentale e 1delle aride regioni collinose dell'India. La Boswellia Carteri è quella che produce l'incenso di qualità' più' pregiata, mentre la B. thurifera, nativa dell'India produce un incenso di qualità meno fragrante, a volte usato come agente adulterante.
L'INCENSO NELLE ANTICHE CIVILTA'. EGITTO: fra tutte le sostanze aromatiche dell'antichità' tocco' all'incenso la palma delle offerte. Ogni anno enormi quantità' di tale resina venivano offerte al dio Amon-Ra, cosi' come l'oro, l'argento, le pietre preziose o i tessuti. Si arrivo' a portarne alcuni alberi a Tebe per trapiantarli nel cortile del palazzo di Amon-Ra. Annessa a tale tempio esisteva addirittura una " casa dell'incenso " costruita per custodire le enormi ricchezze destinate ad andare in fumo ogni anno.
GIUDEA: gli ebrei appresero l'uso dell'incenso durante il loro soggiorno sul mar Rosso e lo introdussero immediatamente nel loro rituale religioso. I grandi sacerdoti custodivano personalmente un'apposita stanza del tempio di Gerusalemme riservata esclusivamente alla custodia dell'incenso, considerando un sacrilegio abitarvi od occuparla. L'antico testamento è pieno di citazionisull'incenso. Il cristianesimo, pero', rifiuto' all'inizio queste forme di fumigazioni per differenziarsi ed affrancarsi dalle abitudini del paganesimo che ne aveva fatto invece larghissimo uso, e solamente nel IV secolo inizio' a introdurlo, dapprima in Oriente per poi estenderlo nel IX secolo a tutte le cerimonie sacre.
ARABIA: Plinio racconta come i Sabei, su cui regno' la regina di Saba, fossero i soli a conoscere l'albero dell'incenso e di come solo 3000 famiglie avessero, per diritto ereditario, il privilegio di occuparsene. Ci racconta anche della raccolta e delle diverse qualità' ( la migliore è quelle raccolta tra estate ed autunno )
ROMA: nessuno mai raggiunse il suo primato nel consumo sfrenato dell'incenso. Pare che Nerone in occasione dei funerali della moglie Poppea, abbia bruciato in un sol giorno una tale quantità ' di incenso da superare di gran lunga l'intera produzione di resina di un paese in un anno. A Roma gli fu' addirittura dedicata una via per il gran numero di negozi che vi si affacciavano, destinati alla vendita di tale prodotto.
L'INCENSO NELL'ANTICA MEDICINA Da un manoscritto francese di carattere medico del XIII secolo " L'olibano è caldo e asciutto al secondo grado; ha il potere di rinfrancare e fortificare, di coagulare e di legare " Nell' Herbal di Bankes, invece, è cosi' menzionato: " ... caldo e asciutto al terzo grado ...per il suo gusto dolce ha il potere di rianimare, di chiudere e di stringere. Anticamente veniva utilizzato per il suo forte potere antisettico in occasione di grandi assembramenti per dei festeggiamenti e delle manifestazioni di carattere sacro, assolvendo cosi' un duplice scopo: purificare l'aria , prevenendo il diffondersi di contagi, e la funzione di allontanare gli spiriti maligni.
Veniva applicato sulle mammelle, in impiastri con l'aceto, oppure mescolato al vino bianco ed all'uovo ( sempre in impiastri ) lo si applicava sulle tempie per il " mal di denti da eccesso di umori provenienti dalla testa " ( Bankes ). Era masticato contro le epistassi; inghiottito, in pillole, contro la cattiva digestione e le eruttazioni acide. Celso nel suo De Medicina e Discoride nella Materia medica ne prescrivono l'uso in numerose ricette. Ulcere, ascessi, ferite, paralisi, emorragie ed emorroidi erano curate con l'incenso. Avicenna, il medico persiano, lo raccomandava per tumori, febbri, ulcerazioni e dissenteria. In Cina era usato per la lebbra. In India lo si usava mescolato con l'olio di cocco per trattare le malattie reumatiche e di origine nervosa, le affezioni urinarie e le malattie della pelle. Grani di incenso venivano anticamente masticati per curare afte e stomatiti. Da sempre viene utilizzato nei paesi arabi tra gli ingredienti del kohl, una sostanza scura utilizzata per tingersi gli occhi, contribuendo cosi' a prevenire il contagio e la propagazione delle malattie oculari.
L'OLIO ESSENZIALE Come per tutte le resine per l'estrazione bisogna utilizzare dei solventi (alcol o toluene ) per separare gli oli essenziali dalle parti pesanti, recuperando l'essenza successivamente per distillazione sotto vuoto. In questo modo si corre però il rischio che rimangano tracce di solvente nell'olio. Forse per questo, in molti libri, viene citato come metodo di estrazione quello della distillazione a vapore a partire dalla gommoresina oleosa selezionata. In tal modo si ottiene anche una assoluta, impiegata soprattutto come fissativo. L'olio essenziale ha colorazione dal giallo pallido ad un giallo ambrato più' intenso, ed un profumo penetrante ed acre, leggermente canforato, con una fresca nota di testa terpenica ed una gradevole nota di fondo forte, calda, balsamico-dolce. Si armonizza bene in miscela con canfora, basilico, pepe, cannella ed altre spezie. Ha Inoltre la proprietà' di attenuare la dolcezza delle miscele agrumate, con risultati intriganti.
COSTITUENTI PRINCIPALI: Monoterpeni fino al 50% ed alcoli fino al 12% (entrambi ad azione stimolante), nonché' esteri (rilassanti) fino ad un 10%. Prevalentemente ritroviamo idrocarburi monoterpenici (stimolanti e rafforzanti generali, antisettici per l'aria, tipici di parecchie conifere, alcune ombrellifere e certi agrumi), soprattutto pinene, dipentene, limonene (che riduce l'effetto irritante sulla pelle tipico dei terpeni), tuiene, felandronene, cimene, mircene, terpinene; inoltre acetato ottilico, ottanolo, incensolo ed altri. Contiene anche olibanolo, terpeni e varie altre sostanze resinose.
USO IN AROMATERAPIA
L'essenza di olibano è certamente un olio Yang, pero' non brucia la lingua come il benzoino e non è amara come la mirra. E' più' dolce e più' leggera sia dell'uno che dell'altra, ed è più' cefalico, con predilezione per la sfera emozionale. Dopo il XVIII secolo non si e' più' scritto molto sulle virtù' terapeutiche dell'incenso. Sebbene gli antichi lo usassero per numerosi scopi, ha perduto terreno. Possiede numerose analogie con la mirra con cui condivide numerose proprietà'. Come la maggior parte delle essenze resinose, l'incenso ha forti proprietà antimicrobiche, eccellenti per le vie respiratorie. Antisettico per le infezioni dei polmoni, espettorante per la tosse bronchiale e il catarro, specie nelle bronchiti croniche ed in tutte le forme di affezioni catarrali, ha un effetto sedativo sulla tosse in genere, ed è utile negli attacchi d'asma, poiché' rallenta e calma l'accelerazione del respiro, rendendolo più' profondo. In questi casi il miglior risultato lo si ottiene con una frizione sul petto, zona di maggior oppressione, fino a riscaldare l'area interessata per liberare le vie respiratorie. Inalato o preso per bocca, considerando l'azione anticatarrale, è utile in presenza di tutte le secrezioni di muco prodotte dall'organismo: dalla testa, dai bronchi, dallo stomaco, dall'intestino. Oltre che per l'apparato respiratorio ha particolare affinità per il tratto urogenitale, per cui anticamente godeva di larga applicazione; è utilizzabile nei casi di dismenorrea, leucorrea, metrorragie e cistite. In considerazione delle sue proprietà astringenti ed antiemorragiche, giova per risolvere questo tipo d'affezioni e potra' essere applicato in compressa sull'apparato genitale, in caso di mestruazioni troppo abbondanti, in alternanza o in associazione all'olio essenziale di cipresso, che vanta le medesime proprietà'. Gli Egiziani non lo usavano nei processi d'imbalsamazione, ma come i Romani, lo impiegavano come ingrediente in tutte le maschere facciali. Ovidio in Medicamenta faciei, un libro sulla cura della pelle, cita l'incenso quale eccellente rimedio per scopi di toeletta. Rallenta il processo di formazione delle rughe, combatte la disidratazione, agisce da tonico e ha un'azione preventiva sulle imperfezioni cutanee che si manifestano durante il processo d'invecchiamento. Recenti studi hanno, infatti, dimostrato che certi oli essenziali come lavanda, neroli, mirra, e lo stesso incenso possono effettivamente stimolare la granulazione cellulare, (che è la prima fase della guarigione di una lesione); pertanto lo su può considerare utile anche in caso di ferite, e può' venire utilizzato anche in alcune composizioni per le cicatrici. Come il benzoino, rinfranca, riscalda, e calma la psiche, ed in particolare la sfera affettiva; questo spiega prece' venisse adoperato per allontanare gli spiriti maligni, che possiamo identificare con le idee ossessive, la paura e l'ansia.
La fumigazione e l'inalazione esercitano, infatti, un effetto distensivo ed equilibrante sulla sfera emotiva, specie nei casi d'ansia e paura. Può aiutare nei disturbi legati allo stress, come ansia e tensione nervosa. Viene utilizzato anche, in forma sperimentale, come coadiuvante a terapie antidepressive.