In fitoterapia bisogna sapere quali parti della pianta utilizzare, quando raccoglierle e come conservarle.
Se l'erboristeria tradizionale ha stratificato queste informazioni nei secoli, la moderna ricerca ha dato il suo contributo verificando ed arricchendo i dati.
I prodotti usati in erboristeria ( includendo perciò anche
argille, derivati dell'alveare, ecc ) hanno forme di impiego variabili in base alla parte di pianta utilizzata, del principio attivo da estrarre o del disturbo che si vuole trattare.
Alcune possono essere utilizzate fresche, in forma di
succhi e polpe di pianta mentre utilizzo in forma secca consiste nell'infuso o decotto di
erbe singole sfuse o della miscela di più piante officinali ( le cosiddette
tisane composte ).
Tra le varie forme di estrazione dei principi attivi troviamo le forme liquide, come gli oli essenziali, gli
estratti idroalcolici (o tinture madri), i
gemmoderivati le macerazioni in olio (oleoliti) e gli ormai desueti macerati in vino (enoliti) o addirittura in aceto, e la forma secca o molle, utilizzati per la preparazione di
opercoli e compresse.
Per l'uso esterno invece troviamo i bagni, i semicupi, i clisteri e le lavande, effettuabili a partire dal risultato di un infuso o decotto; gli impacchi, gli impiastri, le lozioni e gli unguenti fino ai fomenti ed ai sufumigi.